Specializzato in psicoterapia cognitiva

Ambiti di intervento

Demenze senili

Le  demenze sono una condizione di disfunzione cronica e progressiva delle funzioni cerebrali che determina un declino delle facoltà cognitive.

Cos’è la demenza

E’ un disturbo acquisito con base organica della memoria e coinvolge almeno una delle funzioni intellettive quali pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento spazio-temporale, con la conservazione della coscienza vigile; si associano disturbi comportamentali e la progressiva perdita di autonomia nello svolgimento delle abituali attività della vita quotidiana. Generalmente al disturbo di memoria infatti si  accompagna uno stato di confusione per il quale il paziente può non riconoscere le persone (anche i propri familiari) o i luoghi abituali e gli oggetti di uso comune, che talvolta non riesce ad usare correttamente.
A questo quadro di compromissione cognitiva si associano spesso alterazioni dell’umore e/o del comportamento quali:

  1. ansia e/o agitazione
  2. depressione,
  3. facile irritabilità e/o aggressività
  4. disturbi del sonno
  5. attività afinalistica: cioè senza uno scopo preciso (wondering: bisogno compulsivo di camminare)
  6. disinibizione

Persona con demenza

Il malato  può avere consapevolezza dei propri deficit e reagisce assumendo atteggiamenti di chiusura o di depressione. Spesso tuttavia non si rende conto delle difficoltà che incontra nello svolgimento delle normali attività della vita quotidiana e si comporta come se non avesse alcuna compromissione della propria autonomia, con relativi rischi (es.: dimenticanze, smarrimenti anche in luoghi conosciuti…). Ne conseguono possibili atteggiamenti aggressivi nel momento in cui qualche famigliare cerca di attuare un controllo protettivo nei suoi confronti.

Famiglia di una persona con demenza

Le malattie degenerative non influiscono solo sul paziente, ma diventano spesso malessere dell’intero sistema familiare. Sono i familiari coloro che soffrono del notevole carico assistenziale che si rende necessario. Al momento dell’esordio della forma di demenza, il familiare ne risente a livello emotivo (parziale “perdita” del proprio caro), sociale (avviene spesso una chiusura del familiare con la possibile riduzione della ricerca di contatti sociali), fisico (in termini di stanchezza e tensione nervosa).
Può non conoscere quale “nuova” modalità può assumere per entrare in relazione al meglio con il malato e con le sue manifestazioni comportamentali. Subentrano spesso emozioni di ansia, rabbia o colpa, che si presentano con maggiore intensità nel momento in cui si opta per la scelta di affidare il proprio caro ad un ricovero.

L’intervento con il famigliare si pone l’obbiettivo di allentare il livello di stress, migliorando quindi anche la qualità di vita sua e del malato.

21 January 2014, 12:23
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Stress

Tutti possiamo essere sottoposti, almeno in certi periodi della nostra vita, a fattori di stress, ma ci si può chiedere per quali motivi alcuni individui lo soffrano più di altri e come possa presentarsi come problema.

Cos’è lo stress

Lo stress può essere letto come una risposta alla stimolazione ambientale per risolvere problemi o fronteggiare delle urgenze, al fine della ricerca del migliore adattamento alle singole situazioni. Può quindi essere una normale risposta fisiologica adattativa, che attiva le risorse personali per fronteggiare le problematiche, che si presentano con una certa urgenza.
E’ molto diffuso e si può assimilare allo stato emotivo dell’ansia avendo in comune molti canali fisiologici che vengono attivati.

Stress disturbante

Per valutare quanto e come disturbante sia per la persona, si deve considerare l’aspetto quantitativo, valutando:

  • quanto perdura nel tempo,
  • se determina disturbi somatici (ulcere gastriche, dolori psicosomatici )
  • o sintomi psicologici (fra cui l’ansia).

L’alto livello di attivazione psico-somatica può inoltre indebolire il sistema immunitario  rendendo l’organismo maggiormente vulnerabile alle malattie.
Attraverso un rapporto di consulenza psicologica, si può individuare la risposta e cercare le strategie, specifiche per il singolo soggetto, per giungere alla migliore gestione dello stress.

02 September 2020, 13:01
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Depressione

La depressione può essere intesa come una reazione normale agli eventi di vita “avversi”, ma diventa disturbo in relazione alla sua durata nel tempo a alla sua intensità.

I volti della depressione

Il termine depressione ha un significato molto ampio, che può includere diversi risvolti quali :

  • sensazioni di tristezza e scoraggiamento, mancanza di speranza
  • sensazioni di essere “spenti”, svuotati da sentimenti e interessi per ciò che prima ci motivava (hobby, desiderio di frequentare amici)
  • particolare enfasi a ciò che si percepisce come dolori e malesseri.
  • eccessiva rabbia, con relativi scoppi d’ira
  • Sensazione di non aver alternative di vita .

Sintomi

I più evidenti ci sono:

  1. abbassamento piacere e desiderio sessuale,
  2. variazioni delle abitudini del sonno: insonnia o un “sonno senza riposo”, con conseguenti stanchezza, senso di debolezza e affaticabilità
  3. senso di colpa, che si accompagna a continui autosvalutazione e auto-rimproveri.
  4. Cambiamento delle abitudini alimentari:
    • Mancanza di appetito,
    • aumento dell’appetito, che determina la ricerca di particolari alimenti
  5. autosvalutazione può aver effetto anche nel non prendersi cura di sè, del proprio modo di vestire o di presentarsi agli altri o della propria igiene personale, con frequente esclusione dalla vita sociale
  6. difficoltà di concentrazione o difficoltà decisionale.

Spesso si riscontrano difficoltà nel rendersi conto che si può chiedere aiuto e che è possibile essere curati.. Il primo passo quindi è percepire il proprio malessere, che spesso viene trascurato o sminuito.

21 January 2014, 12:23
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Dipendenze

La dipendenza è la “condizione psichica e a volte anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo vivente ed una sostanza tossica, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni, che comprendono sempre un bisogno di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici ed evitare il malessere della sua privazione” (Organizzazione Mondiale della Sanità).

La persona continua ad assumerla anche in presenza di problemi significativi correlati ad essa.

Dipendenza senza sostanza

Negli ultimi 20 anni sono insorte nuove forme di dipendenza “senza sostanza”, che sono rappresentate da attività socialmente accettate, che non sono motivo di immediata preoccupazione né nell’individuo che ne è vittima né tra i suoi familiari. Non sono presenti quindi l’uso e l’abuso di sostanze, ma comportamenti e relazioni disfunzionali e problematici riferiti ad oggetti, attività, stili di vita, che vengono praticati in modo compulsivo. Le forme di maggiore rilevanza sono :

  1. Dipendenze da Internet: sesso virtuale o pornografia, social network, ricerca ossessiva di informazioni, coinvolgimento in giochi virtuali o di ruolo, gioco d’azzardo o shopping on-line
  2. Dipendenza da lavoro
  3. Shopping compulsivo
  4. Gioco d’azzardo patologico
  5. Dipendenza da esercizio fisico.

Dipendenze quotidiane

Si parla di dipendenze comportamentali o di nuove dipendenze, che sono caratterizzate da:

  1. a) sensazione di impossibilità a resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento (compulsività);
  2. b) sensazione crescente di tensione che precede immediatamente l’inizio del comportamento (craving);
  3. c) piacere o sollievo durante la messa in atto del comportamento;
  4. d) percezione di perdita di controllo;
  5. e) persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative.

Conseguenze

  1. dispendio di tempo ed energie per cui la propria vita viene organizzata al solo fine di potervi impiegare un periodo tempo sempre maggiore,
  2. perdita di interesse rispetto ad altre attività ed alle relazioni umane
  3. modificazioni del tono dell’umore
  4. alterazione dei riferimenti temporali
  5. alterazione del ritmo sonno-veglia
  6. eventuali problemi fisici relativi all’attività svolta

    Un aiuto dalla psicoterapia

    In questo contesto si può essere aiutati a superare sia i comportamenti di dipendenza da sostanze, che forme di dipendenza “senza sostanza”. Si rende necessaria l’attenta analisi del significato che rivestono in un certo periodo della vita al fine di favorire la comprensione dei meccanismi che ne consentono il mantenimento nonostante la presenza di conseguenze negative.

    Si prepara così il terreno per il successivo approfondimento dell’intervento psicoterapeutico volto ad acquisire la consapevolezza in merito alle cause ed alle conseguenze dei comportamenti negativi favorendo l’autostima, maggiore capacità di gestione del tempo, maggiore resistenza all’impulso all’azione ed abilità nell’affrontare situazioni di vulnerabilità.

21 January 2014, 12:24
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Autostima

L’autostima è l’immagine che si ha di sé, la valutazione delle proprie capacità; aver una buona autostima aiuta ad affrontare serenamente la vita quotidiana e le relative difficoltà.

Ruolo dell’autostima

Quando si possiede un buon giudizio circa le nostre abilità è più alta la probabilità di impegnarsi, ottenere un buon risultato finale favorendo quindi un apporto positivo alla nostra autostima.

Si comprende quindi come sia proprio un circolo virtuoso per il quale, se la persona reputa di non essere capace di fare qualcosa, può avere una bassa motivazione a cimentarsi nel raggiungere un obbiettivo e quindi sarà bassa la probabilità di un esito positivo, innescando pensieri a cascata come “la vita non potrà cambiare… non ho l’umore adatto…”.

Come intervenire sull’autostima

L’autostima non è un qualcosa di statico, bensì è in continua evoluzione, alla ricerca di conferme o dinieghi. Si modula in base a ciò che si interpreta come successo, mancato successo o insuccesso.

E’ possibile aumentare la nostra autostima tramite l’impegno che può essere indirizzato in modo diverso, o nel mettersi in gioco, o rileggendo diversamente ciò che si può aver interpretato come errore o ancora programmando obbiettivi futuri realizzabili.

Capita spesso che siamo noi stessi che mettiamo impedimenti a mantenere un adeguato livello di autostima e di auto approvazione.

21 January 2014, 12:22
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Attacco di panico

E’ presente un alto livello di ansia e talvolta subentra anche la paura di morire. E’ immobilizzante e vi è una ricerca di aiuto o comportamenti di evitamento delle situazioni che si reputano essere causa del malessere.

Come si presenta

L’attacco di panico si presenta in modo inaspettato e intenso. Si avvertono sensazioni fisiche fastidiose: giramenti di testa, vertigini, palpitazioni, tremore, sudorazione, vampate di caldo, sensazioni di svenimento o di soffocamento.

Come si reagisce

La persona fatica ad accettare e comprendere che i sintomi fisici siano in realtà di origine psicologica e sorge la paura che l’attacco di panico si presenti nuovamente.

Si crea cioè ciò che può essere definita come la “paura della paura”. Diventa infatti una costante preoccupazione di evitare qualunque situazione in cui si possa ripresentare l’evento.

Psicoterapia

Ci si può chiedere di cosa abbiamo realmente paura? …cosa si nasconde dietro alla paura? …come gestire la paura?

21 January 2014, 12:21
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Disturbi alimentari

I disturbi alimentari sono la conseguenza di un difficile rapporto con il cibo, che può diventare l’elemento centrale della vita quotidiana, su cui si esercita un eccessivo controllo o al contrario un non-controllo.

Anoressia, bulimia, obesità

Solitamente la persona ha un’immagine distorta del corpo e i disturbi alimentari diventano forme di dipendenze dal cibo, che assume un significato che va oltre il semplice nutrirsi o il normale gustare gli alimenti.

Obbiettivo della psicoterapia

L’obbiettivo dell’intervento psicoterapeutico consiste nell’aiutare a comprendere il reale significato delle abitudini alimentari e quindi delle motivazioni che ne sono alla base; si aiuta quindi a raggiungere un miglior rapporto di benessere con sé stessi e con il proprio corpo sciogliendo i conflitti presenti in noi.

Non si punta direttamente alla perdita di peso, o all’acquisizione di peso, perché non è solo in questi termini che la persona può stare meglio.

21 January 2014, 12:25
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Disturbi di personalità

Relazione con sé stessi e gli altri

Ognuno è caratterizzato da un proprio modo di percepire sé stesso e gli altri; ne conseguono quindi particolari modalità di relazione.

E’ presente un disturbo di personalità nel caso in cui questa modalità si discosta dal pensiero della cultura cui si appartiene e il soggetto ha la caratteristiche di essere particolarmente rigido,  poco flessibile ed immutabile nel tempo.

Un disturbo di personalità può essere caratterizzato da manifestazioni di eccessiva eccentricità o emotività, impulsività, imprevedibilità, o anche ansia e paura.  Il disagio e la sofferenza presentati sono riguardevoli ed investono tutti i contesti di vita.

Tipi di disturbo

I disturbi di personalità sono:

  1. Disturbo Paranoide: sfiducia e sospettosità (le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole)
  2. Disturbo Schizoide: distacco dalle relazioni sociali e gamma ristretta di espressività emotiva
  3. Disturbo Schizotipico: disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel comportamento
  4. Disturbo Antisociale: inosservanza e violazione dei diritti degli altri
  5. Disturbo Borderline: instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e marcata impulsività
  6. Disturbo Istrionico: emotività eccessiva e ricerca di attenzione
  7. Disturbo Narcisistico: grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia
  8. Disturbo Evitante: inibizione, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità ai giudizi negativi
  9. Disturbo Dipendente: comportamento sottomesso legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi
  10. Disturbo Ossessivo-Compulsivo: preoccupazione per l’ordine, perfezionismo ed esigenze di controllo.

Talvolta può essere di maggiore aiuto per la persona una co-terapia in collaborazione con un collega.

21 January 2014, 12:25
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Difficoltà di relazione

Le difficoltà di relazione influiscono sul benessere psicofisico, poiché il nostro mondo interiore ruota intorno alle relazioni affettive; esse sono infatti l’origine del modo di vederci, sentirci e dell’immagine che abbiamo di noi stessi; si ripercuotono quindi in tutti i contesti della vita.

Importanza delle relazioni affettive

Si comprende l’importanza che rivestono pensando per esempio alle diverse fasi dell’innamoramento o al contrario ai momenti di crisi di una relazione amorosa; nel primo caso ogni cosa può sembrare facile o superabile, mentre nel secondo possono subentrare stati di maggiore affaticabilità, irritabilità, depressione e di conseguenza minore concentrazione e minore facilità ad eseguire le consuete operazioni lavoro-studio.

In certi momenti si può aver difficoltà a trovare un partner o ci si stupisce che ci troviamo in tipologie di relazioni-storie che sono molto simili fra loro, imbattendoci magari nelle stesse difficoltà o errori che abbiamo sperimentato in passato.

Cambiamenti delle relazioni

E’ possibile altrimenti percepire che la relazione è cambiata (cosa è cambiato, chi è cambiato?), entrando in una fase di crisi, o può insorgere il desiderio di migliorare il nostro rapporto (ma come, e perché?). Si è caratterizzati da confusione che impedisce di vedere chiaramente ciò che desideriamo. Spesso il disagio non è solo del singolo ma della coppia.

21 January 2014, 12:26
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Disturbi sessuali

“La sessualità è data dalla integrazione di aspetti somatici, fisici, intellettuali e sociali dell’uomo, arricchisce la personalità e la comunicazione dell’amore” (OMS). Si comprende come la sessualità ricopre un ruolo importante per il benessere globale della persona.

Disturbi sessuali

I disturbi sessuali possono essere determinati da difficoltà psicologiche che ostacolano il rapporto, che è vissuto come “evento problematico”. Tali difficoltà sono spesso accompagnate da emozioni negative quali per esempio vergogna, sensi di colpa, ansia, rabbia, ansia da prestazione, scarsa autostima. Questi vissuti emotivi contribuiscono a impedire o a rendere spiacevole l’esperienza erotica. Ne derivano frustrazione e stress che condizionano negativamente la relazione con il partner in termini di crisi di coppia.

Fasi del rapporto sessuale

I disturbi sessuali possono riguardare tutte le fasi del rapporto, quali:

  1. desiderio: disturbo da desiderio ipoattivo, avversione sessuale;
  2. eccitazione: disturbo dell’erezione nell’uomo e dell’eccitamento sessuale nella donna;
  3. orgasmo: eiaculazione precoce nell’uomo, anorgasmia o frigidità nella donna;
  4. risoluzione: disturbi da dolore sessuale.

Può rendersi utile collaborare con altre figure professionali, poiché i disturbi sessuali possono avere origine organico o endocrino-andrologico.

11 February 2014, 14:23
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Pietro Mignano psicologo psicoterapeuta Legnano