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Covid-19: solitudine e assenza di sicurezza

Crollo delle certezze

Lo stato di pandemia in cui viviamo da due anni ha determinato il crollo delle nostre certezze e la perdita dei punti di riferimento. Siamo stati costretti andare alla ricerca di nuovi modi di vivere, di comunicare e di stare insieme.

E’ avvenuto un forzato cambiamento della nostra quotidianità, delle attività di lavoro/studio, di tempo libero e di socialità a partire già dal primo mattino. Prima ancora di aprire la porta di casa infatti ci muniamo delle misure di protezione, fino a quando rientriamo la sera.

Ormai è consuetudine comune vivere con addosso le nostre mascherine che ci “schermano” dagli altri allontanandoci da loro, ma che ci consentono almeno il recupero della libertà di uscire dalle mura di casa.

Diffidenza e isolamento

Le occasioni di stare con in compagnia si sono parecchio ridotte, sostituite dalle relazioni virtuali. Per forza di cose siamo in una condizione di maggiore isolamento che determina forti effetti a livello psicologico e relazionale. Abbiamo iniziato a ripararci infatti dietro un atteggiamento di diffidenza, alla cui base esistono il sospetto e il timore. Le altre persone possono essere viste come portatrici di malattia o di qualcosa di dannoso da cui difenderci, senza poterne cogliere in anticipo i segnali o i sintomi: tante volte abbiamo sentito parlare della forma asintomatica del Covid-19 che può rendere ciascuno di noi un portatore sano di malattia.

Sono venute a mancare le nostre sicurezze ed un’adeguata risposta al bisogno di stare con gli altri e di passare serenamente una serata in compagnia dei nostri amici come abbiamo sempre fatto. Chi si ricorda l’ultima volta che ha abbracciato un amico?

Le parole isolamento o autoisolamento sono rientrate nel lessico quotidiano. Esse si riferiscono al luogo più sicuro, che abbiamo sempre cercato, ma che ormai sta diventando sempre più ristretto.

Senso di sicurezza

Tutti noi cerchiamo sempre il migliore senso di sicurezza, che viene mediato dal senso di solitudine e dal timore che anche le persone a noi più vicine possano essere “dannose”.  Tale ricerca comporta uno stato di stress continuo o di affaticamento psicofisico.

La nostra reazione agli stimoli stressogeni si manifesta in modo più o meno ansioso secondo la nostra struttura di personalità e quindi secondo le nostre modalità tipiche di affrontare i disagi e le difficoltà.

Fragilità emotive

Alcune persone continuano a vivere in uno stato di serenità e di accettazione delle difficoltà, alle quali riescono ad adattarsi in modo funzionale, mantenendo una buona qualità di vita.

L’epidemia ha funto invece per altre persone come un evento critico, come tanti altri che possono capitare nel corso della vita. Per alcune di esse sono emerse quelle fragilità emotive che magari sono già presenti dentro di noi, ma che rimangono silenti finché non si presenta un momento di particolare difficoltà o crisi.  Vengono a mancare i punti di riferimento, le nostre certezze e ci troviamo in una situazione di disorientamento sul piano affettivo, lavorativo, amicale, sociale e personale.

Sicuramente ciò è avvenuto maggiormente per coloro che vivevano già difficoltà lavorative, economiche, familiari o personali.

Nel lungo periodo

Il Covid-19 è tuttora una vera lotta che determina effetti a lungo termine, tanto che in alcuni casi si parla di sindrome Long-Covid, ovvero la prolungata difficoltà a lasciare il proprio luogo sicuro e tornare ad una vita normale, oppure la presenza di sintomi che permangono anche nella fase successiva alla guarigione.

Si presentano un senso di stanchezza, affaticamento, ansia e depressione, i quali determinano il bisogno di ritrovare un nuovo equilibrio, imparando nuove modalità per gestire difficoltà.

E’ importante allora comprendere come convivere al meglio con le nostre emozioni poco piacevoli, che spesso siamo soliti evitare, o che non sappiamo come affrontare perché ci sembrano troppo disturbanti o perché abbiamo timore di farci sommergere.

Sarebbe utile quindi concedersi la possibilità di chiedere aiuto, il che non ci rende più fragili, ma al contrario significa avere la forza di riconoscere un nostro bisogno e assumere il coraggio di prenderne atto per darvi una risposta.

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    Pietro Mignano psicologo psicoterapeuta Legnano