Rabbia e tristezza sono due emozioni primarie che si possono influenzare in modo reciproco e sono spesso correlate. Esse possono avere infatti cause simili quali: frustrazione, perdite, sconfitte o mancato raggiungimento di un obiettivo.
RABBIA e TRISTEZZA
La rabbia è un’emozione che subentra quando percepiamo una minaccia, un’ingiustizia o una sconfitta. È una risposta fisiologica, una difesa che attiva le forze ed energie per affrontare e risolvere situazioni problematiche; aiuta a proteggerci e a salvaguardare i nostri interessi. La rabbia spesso emerge come risposta a sentimenti di frustrazione, ingiustizia e difende da sentimenti più profondi e vulnerabili.
La tristezza è un’emozione che si presenta come risposta normale e temporanea a situazioni difficili o spiacevoli della vita (fallimento nello studio o nel lavoro, perdita di un affetto, difficoltà relazionali, delusioni…). Prima o poi nella vita tutti proviamo la tristezza, che se vissuta serenamente può ricoprire un importante ruolo nel percorso di crescita e di maturazione.
Tuttavia, quando la tristezza persiste per un periodo prolungato e interferisce significativamente con la capacità di funzionare nella vita quotidiana, può trasformarsi in depressione.
La depressione non è solo una momentanea sensazione di tristezza con relativo calo di umore. Si tratta di una condizione che si mantiene nel tempo, in modo indipendente da quanto succede ogni giorno e interferisce con le attività quotidiane, con le relazioni sociali e affettive e con le capacità produttive (lavoro o studio).
RABBIA E TRISTEZZA: COME e PERCHE’ INTERAGISCONO FRA LORO
EMOZIONI ATTIVE E PASSIVE
Esistono diverse classificazioni delle emozioni. In particolare esiste una macro categorizzazione la quale distingue emozioni attive e emozioni passive.
Le emozioni attive sono quelle che fungono come motivazione verso l’azione, spingono cioè ad agire in modo reattivo in risposta alle stimolazioni derivanti dalle esperienze di vita. Fra queste emozioni troviamo la rabbia, la quale offre a chi la esprime un senso di potenza.
Le emozioni passive emergono nel momento in cui non ci sentiamo capaci di cambiare ciò che ci accade. Sono emozioni che si subiscono e che abbassano il senso di forza, l’energia e la motivazione ad agire. Fra queste emozioni ci sono la tristezza e la depressione che sono accompagnate dalla sensazione di non avere il controllo sulla vita o su quanto accade.
SENSO DI FORZA ED EFFICACIA
Gli individui sono solitamente spinti a conseguire il migliore senso di forza ed efficacia, il quale è strettamente correlato alle emozioni attive. Infatti, nel momento in cui ci si sente capaci di intervenire sul mondo circostante rispondendo con efficacia alle diverse sfide che si incontrano, si avverte un rinforzo della propria autostima. La rabbia in particolare accresce il senso di forza e la sensazione di controllare la situazione.
Allo stesso modo gli individui desiderano sfuggire dalla percezione del proprio senso di debolezza e di fragilità emotiva, tanto che subentra il bisogno nascondere le emozioni che li rendono vulnerabili ai propri occhi. La tendenza è infatti quella di non accettare e controllare eccessivamente le emozioni passive che si teme possano essere viste come debolezza.
LA PAURA DEL GIUDIZIO
La paura del giudizio comporta di non poter esprimere liberamente le proprie emozioni passive, le quali vengono represse. E’ come se non si volesse accettare una parte di sé stessi, che si teme di mostrare perché la vediamo come “brutta”. Così facendo ci si nega di vivere queste emozioni con la conseguenza però che nel lungo termine possano portare allo sviluppo di disturbi dell’umore come la depressione.
LA PSICOTERAPIA COGNITIVA COSTRUTTIVISTA
Seguendo l’orientamento di psicoterapia cognitiva mi pongo l’obiettivo di accompagnare il paziente a giungere alla comprensione della propria modalità di pensiero che influenza le emozioni ed i comportamenti. Il paziente è accompagnato ad esplorare le motivazioni delle proprie emozioni, comprese la rabbia e la tristezza, al fine di accettarle e di sviluppare strategie per gestirle in modo più sano.
In particolare invito il paziente a interrogarsi sulle proprie emozioni al fine di cominciare ad identificarle. Aiuto quindi a sentire l’emozione, ad ascoltarla riconoscendola in quanto tale e non solo come attivazione fisiologica. Solo in seguito il paziente può arrivare a nominarla correttamente ed a consentirsi di esprimerla magari anche in seduta. Il paziente, con il passare del tempo, diventa maggiormente consapevole delle situazioni che attivano le emozioni di rabbia o di tristezza. L’espressione dell’emozione porta in tal modo ad evitare l’accumulo di emozioni non espresse, le quali possono esplodere con il canale espressivo più immediato e “comodo” che è quello della rabbia.
Insieme al paziente vengono esplorate le modalità di pensiero tipiche e ricorsive che portano da una parte all’insorgere dell’emozione e dall’altra alla sua negazione. Il paziente viene accompagnato ad individuare i pensieri automatici che inducono ad interpretare il mondo esterno e sé stessi in un modo poco funzionale per il proprio benessere.
Indagando gli schemi di pensiero, viene da sé che il paziente giunge anche a prendere in esame i comportamenti che ne derivano, che possono non essere adattivi o idonei al contesto di vita.
CONCLUSIONE
Rabbia e depressione sono spesso correlate: uno dei motivi è il fatto che esse possono aver cause simili in termini di frustrazione, perdite, sconfitte o mancato raggiungimento di un obiettivo.
Entrambi sono sentimenti che, se esasperati, possono stravolgere gli stati d’animo, le azioni, le conseguenze di chi li vive ma anche del proprio entourage.
La rabbia spesso nasconde frustrazioni, processi non riconosciuti e pertanto non risolti, traumi di una vita. Le conseguenze possono essere gravi sia per chi le prova che per chi le riceve. Il soggetto si sente sempre vittima del prossimo e sfoga con la rabbia la sua impotenza.
Mi pongo l’obiettivo di accompagnare il paziente a comprendere ed a sciogliere i nodi nascosti che si trasformano spesso in violenza verbale ed a volte anche fisica.